giovedì 14 aprile 2011

più tenero anche se drammatico

Lo spazio bianco
lo spazio bianco

Lo spazio bianco del titolo è un'incubatrice in cui la piccola Irene, nata prematura, deve riuscire a trovare la forza di vivere. Una scatola bianca, uno spazio ed un tempo indefinito che avvolge anche la madre, in attesa che sua figlia nasca o muoia.


Maria ha superato da poco i quarant'anni, vive a Napoli, lavora come insegnante in una scuola serale e un giorno, al sesto mese appena di gravidanza, partorisce una bambina che viene subito ricoverata in terapia intensiva neonatale. Dietro l'oblò dell'incubatrice Maria osserva le ore passare su quel piccolo corpo come una sequenza di possibilità. Niente è piú come prima: si ritrova in un mondo strano di medicine, donne accoltellate, attese insensate sui divanetti della sala d'aspetto, la speranza di portare sua figlia fuori da lì. Nei giorni si susseguono le mense con gli studenti di medicina, il dialogo muto con i macchinari e soprattutto il suo lavoro: una scuola serale dove camionisti faticano su Dante e Leopardi per conquistarsi la terza media. La circonda e la tiene in vita un mondo pericolante: quello napoletano, dove la tragedia quotidiana si intreccia con la farsa, un mondo in cui il degrado locale è solo la lente d'ingrandimento di quello nazionale.


Ancora una volta è la letteratura a ispirare il cinema. In questo caso il romanzo di Valeria Parrella, per il nuovo film della regista Francesca Comencini, figlia e sorella d'arte, che racconta, con la stessa precisione e sensibilità che aveva mostrato nel bellissimo Mobbing, la cronaca dello spazio e del tempo in cui Maria, in parallelo con la piccolissima Irene, deve trovare la strada per una 'rinascita' che permetta ad entrambe di uscire dall'incubatrice e di vivere. Margherita Buy è una memorabile Maria, una donna sola, che vive con dolente distacco, quasi ipnotico, i lunghi giorni dell'attesa.


lo spazio bianco

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